Roberta Villa al Festival Internazionale del Giornalismo – - Casa editrice Chiarelettere

L'emergenza pandemica ha portato alla ribalta il concetto di "infodemia". L'eccesso di informazione spesso non verificate che rende impossibile formarsi un'opinione precisa su tanti argomenti. Più della disinformazione dolosa, a contribuire all'infodemia è stato molto spesso il mondo della scienza e della divulgazione. Chi avrebbe dovuto  trovare le parole più adatte, in particolare nei momenti più difficili, spesso non è stato all'altezza del ruolo. Le incertezze scientifiche, la comunicazione istituzionale contraddittoria od oscura, le polemiche e gli scontri tra addetti, i media a caccia di nemici facili (i "runner", i "no mask", i "no vax") per alimentare narrative acchiappaclic: sono tutti fattori che anno contribuito ad alimentare il rumore di fondo, sospetti e sfiducia. Che cosa si sarebbe dovuto fare? Quale lezione possiamo imparare, sul piano della comunicazione scientifica, dagli ultimi due anni?

L'emergenza pandemica ha portato alla ribalta il concetto di "infodemia". L'eccesso di informazione spesso non verificate che rende impossibile formarsi un'opinione precisa su tanti argomenti. Più della disinformazione dolosa, a contribuire all'infodemia è stato molto spesso il mondo della scienza e della divulgazione. Chi avrebbe dovuto  trovare le parole più adatte, in particolare nei momenti più difficili, spesso non è stato all'altezza del ruolo. Le incertezze scientifiche, la comunicazione istituzionale contraddittoria od oscura, le polemiche e gli scontri tra addetti, i media a caccia di nemici facili (i "runner", i "no mask", i "no vax") per alimentare narrative acchiappaclic: sono tutti fattori che anno contribuito ad alimentare il rumore di fondo, sospetti e sfiducia. Che cosa si sarebbe dovuto fare? Quale lezione possiamo imparare, sul piano della comunicazione scientifica, dagli ultimi due anni?