




Francesco Greco, Italia Notizie - 15 febbraio 2013:
"Contro l’industria dei partiti”, di Ernesto Rossi, Chiarelettere, Milano 2012, pp. 100, € 7, è un instant-book che aiuta a ritrovare una stella polare, sia alla classe politica che si appresta a sedere nel nuovo Parlamento e sia ai cittadini dalla memoria caduca che stanno delegando ancora una volta a uomini che li hanno traditi mille e mille volte nelle loro speranze di etica che ai nuovi che la agitano per conquistare il consenso e poi, almeno così è stato in passato, se ne dimenticano il giorno dopo."





Il Fatto quotidiano - 6 ottobre 2012:
"Gli articoli puntano all'incrocio malato tra politica e affari: "Il successo
dei partiti politici - scriveva Rossi - dipende essenzialmente
dall'efficienza della loro macchina, e l'efficienza della macchina dipende
essenzialmente dai quattrini disponibili."





Monica Mattioli, Corriere del Mezzogiorno - 8 ottobre 2012:
È perentorio - e sempre attuale- Ernesto rossi: il "democratico ribelle",
nemico giurato di quei "padroni del vapore" in combutta col potere politico, che sono l'eloquente espressione di un capitalismo corrotto che privatizza i profitti e pubblicizza le perdite. [...]
L'analisi di Ernesto Rossi è lucida: la macchina dei partiti "da serva,
diventa inevitabilmente la padrona" [...]
L'intransigente osservatore spiega la deriva della repubblica democratica in plutocrazia con una metafora: le istituzioni democratiche sono come il guscio del paguro Bernardo che, "per difendere la sua pancina molle", si rifugia in una conchiglia "dopo essersene pappato il proprietario".





David Bidussa, Linkiesta - 22 settembre 2012:
"La libertà non si difende nascondendo pudicamente i malanni dell’ordinamento democratico in atto, ma sottoponendo tali malanni a un attento esame, per vedere se e in quanto sia possibile curarli. Ernesto Rossi lo scriveva nel giugno 1950. Rilette oggi quelle sue considerazioni risultano profetiche, anche in quella delusione per la democrazia, e che tuttavia non concede niente né alla demogogia populista, né alla nostalgia della dittatura. Come e perché il nostro presente era già stato scritto. Sessanta anni fa."
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